Come farvi gli auguri quest’anno? Chi mi segue sa che l’ultimo viaggio, quello in Palestina, mi è rimasto dentro.

Tra l’altro, contrariamente a quello che scrivevo nel prologo del mio diario di viaggio, ultimamente se ne è parlato di Palestina, anche da noi.

Prima per la questione legata alla dicitura “Gerusalemme Ovest” nel materiale propagandistico del Giro d’Italia, che nel 2018 partirà da Israele. Stendiamo un velo pietoso sulla rapidità con cui gli organizzatori si sono inchinati alla protervia del governo israeliano. Definire Gerusalemme una città unita e indivisibile è un capolavoro di ipocrisia, oltre che di faccia tosta. Ma pecunia non olet, si sa.

E poi è arrivato The Donald, come sempre come un elefante in una cristalleria, senza alcun riguardo per quello che la sua dichiarazione poteva scatenare. Netanyahu ne ha approfittato per dichiarare che Gerusalemme è la capitale di Israele da tremila anni, niente di meno. Cancellando così almeno duemila anni di storia (Gerusalemme non è più capitale di nulla dal 64 a.C., quando fu occupata dai romani, ed è tornata ad esserlo, non riconosciuta dalla comunità internazionale, solo da qualche decina d’anni) e riuscendo nell’impresa di rinnegare anche la storia del proprio popolo. Se fosse vero, allora perché la diaspora? Perché gli ebrei si sarebbero sparsi per tutta l’Europa, in Africa, in tutto il mondo?

Per fortuna l’ONU ha avuto un minimo di reazione. Sappiamo quanto poco contino, sul terreno, le risoluzioni dell’ONU in Palestina. Ma almeno sul piano politico qualcosa vuole pur dire.

Ho saputo anche (grazie a Patrizia per la segnalazione) che tra pochi giorni, martedì prossimo, il nostro amico Issa Amro, attivista di Youth Against the Settlements di Hebron, sarà davanti a un tribunale militare israeliano per sostenere 18 capi d’imputazione. Il tutto si riassume facilmente: il reato che ha commesso è quello di voler far sentire in modo pacifico la sua voce contro l’occupazione e la colonizzazione illegale dei territori palestinesi. È abbastanza ordinaria amministrazione per lui, ma spero proprio che non debba iniziare l’anno in un carcere israeliano.  Se volete firmare una petizione per lui, lo potete fare qui sul sito di Amnesty France:

Petizione

E allora mi è venuto naturale pensare a come potrebbe essere il Natale in Palestina. Natale in Palestina fa venire subito in mente Betlemme; dove se no? Ho trovato su youtube questo filmatino curioso su un Natale celebrato, appunto, per le strade di Betlemme con una parata di cornamuse. L’avreste mai detto? Ebbene sì, forse non tutti sanno che… la cornamusa è ben radicata nelle tradizioni palestinesi. Si tratta di un lascito del mandato britannico 1917-1948, anche se c’è chi dice che non sia altro che il recupero di una tradizione molto più antica, che risale all’epoca romana. Comunque sia, eccolo qua. E speriamo che sia di buon auspicio per un Natale con un minimo di serenità, se possibile, in Palestina.

Natale a Betlemme

Con il gruppo del primo viaggio di Radio Popolare in Palestina, abbiamo deciso di adottare una classe in una scuola di Gaza. Se per Natale volete farlo anche voi, andate su

Vento di Terra – Adotta una classe

Buon Natale a tutti voi e soprattutto buon anno nuovo, nonostante tutti i Trump e i Netanyahu del mondo.